ATLANTIDE: REALTA' DI UNA LEGGENDA
Intervista a Munemisyne Alutha Tam Shye
Atlantide, la leggendaria terra scomparsa che tutte le tradizioni di
matrice occidentale indicano come la culla della civiltà umana, è realmente
esistita?
Soltanto nell'ultimo secolo sono state in tutto il mondo oltre duecentomila le
pubblicazioni a carattere scientifico, storico ed esoterico che hanno affrontato
l'argomento e, parallelamente allo sviluppo dei mass-media, è cresciuto sempre più
nell'uomo l'interesse per un mito che ci riporta agli albori della Conoscenza, alle
nostre stesse radici. Un mito da sempre associato al fatidico quesito "chi siamo, da dove
veniamo e dove andiamo?".
Nella coscienza e nella mentalità popolare, Atlantide è sempre stata vista come un
continente, un'isola, o in taluni casi un insieme di isole leggendarie, situate a Ovest
dello stretto di Gibilterra, le mitiche Colonne d'Ercole. Un insieme di isole abitate da
un popolo di origine divina, che avrebbe esteso i suoi domini dalle Americhe all'Egitto,
poi inabissatesi tra i flutti dell'Oceano in seguito a un immane cataclisma che avrebbe
fatto inesorabilmente ripiombare il mondo e l'umanità nella preistoria.
Molteplici e discordi sono sempre state le opinioni in merito all'esistenza e alla fine
di Atlantide; ricercatori, scienziati, geografi, mitologi e cultori di discipline
esoteriche hanno affrontato l'argomento pubblicando le teorie più disparate e
contraddittorie e pretendendo di individuare la mitica terra perduta un po' dappertutto,
talvolta affidandosi più al metro della loro fantasia che a dati oggettivi. Ma è
possibile districarsi in questo mare di teorie e opinioni discordanti? Esistono prove o
dati scientifici concreti che attestino la reale esistenza di Atlantide? E' dunque
esistita, oltre le Colonne d'Ercole, una grande civiltà madre, fiorita in un'epoca in
cui, per la Storia "ufficiale", l'uomo era appena uscito dalle caverne e non possedeva
neanche una scrittura?
Nel tentativo di fare un po' di luce sull'argomento, siamo andati a Firenze
per incontrare Munemisyne Alutha Tam Shye, studioso delle antiche civiltà e religioni dell'area
mediterranea e dirigente del Rombo Zero "Algenubi Epsilon 17 Leonis Majoris" del Centro
di Studi Eleusini Madre "Eleusis Sidera Tau 8". Da molti anni allievo
dell'atlantideologo Guido Maria St. Mariani Costa Sancti Severi, ha avuto la possibilità
di poter collaborare alla stesura di un libro di quest'ultimo: "La Scienza di
Atlantide: le Sette Grandi Isole del Mar d'Occidente secondo la Disciplina Arcaico
Erudita", salutato subito dalle recensioni come uno dei più innovativi ed
esaurienti testi sull'argomento. Munemisyne Alutha Tam Shye è anche uno dei responsabili della Scuola
Eleusina Madre, un'istituzione millenaria che discende direttamente dell'antica Eleusi.
Nell'ambito delle antiche Scuole misteriche e sacerdotali eleusine, secondo la
tradizione, sarebbero stati conservati e gelosamente custoditi antichi testi contenenti
moltissime informazioni sulla storia e la civiltà del mitico continente perduto.
Ci siamo intrattenuti a lungo con Munemisyne Alutha Tam Shye, che ha risposto con precisione a tutte
le nostre domande. Riportiamo qui di seguito un'ampia sintesi dell'intervista.
Redazione: "Dunque la mitica Atlantide è esistita realmente,
o si tratta soltanto di una leggenda?".
Munemisyne: "Per rispondere a questa domanda dobbiamo partire dalla
constatazione di quella che è una realtà oggettiva: la storia della civiltà umana sulla
Terra si spinge molto più indietro nel passato di quanto ci venga oggi insegnato sui
banchi di scuola. Fino a pochi anni fa il passato dell'uomo sembrava non avere misteri:
sulla base di alcuni rinvenimenti gli scienziati credevano di poter stabilire, a grandi
linee, la storia della nostra evoluzione, di essere in grado cioè di seguire lo sviluppo
della civiltà attraverso le Età della Pietra, del Bronzo e del Ferro. Ma lo schema
fissato da questi studiosi era troppo semplicistico per rispecchiare la realtà. Lo
dimostrarono migliaia di successive scoperte che, lungi dal completare il mosaico, lo
ampliarono, estendendone le tracce in ogni direzione e rendendolo più incomprensibile che
mai.
Oggi ci troviamo di fronte a tracce di grandi culture fiorite in epoche che avrebbero
dovuto essere caratterizzate da un'assoluta primitività, almeno secondo le teorie
canoniche della "scienza ufficiale". Segni evidenti ci attestano l'esistenza di
importanti baluardi di civiltà là dove non li avremmo mai sospettati. In poche parole,
oggi gli storici e gli scienziati avrebbero in mano dati, nozioni e prove ormai certe
tali da poter retrodatare di migliaia di anni la storia della civiltà umana.
Ma non lo fanno, dimostrandosi ottusamente chiusi nei loro paradigmi accademici e
cattedratici. E' doloroso doverlo affermare, ma l'Archeologia è una delle poche
discipline scientifiche che non procede secondo un metodo "scientifico". Corrosa e
inquinata da pesanti rivalità professionali, da miopia e da ristrettezza di vedute, oltre
che da una cronica mancanza di fondi per gli scavi e per la preservazione del patrimonio
fin'ora scoperto, essa troppo spesso, anziché comportarsi da vera disciplina
"complementare", come dovrebbe essere, si rifiuta di accettare i dati di supporto della
Geologia, della Chimica, della Biologia, e di altre discipline, e resta chiusa in sé
stessa e nel suo immobilismo. Tutte le scoperte "scomode", che rischiamo di alterare o
stravolgere il "paradigma" comunemente accettato, vengono sistematicamente nascoste,
occultare, ne viene negata la pubblicazione e la conoscenza da parte dell'opinione
pubblica.
Basti pensare al fatto che, benché sia ormai comunemente dimostrato, la scrittura era
conosciuta e ampiamente usata dai popoli europei dell'area danubiana già tre millenni
prima che i Sumeri iniziassero a usare i loro caratteri cuneiformi, sui libri di scuola
ancora non c'è traccia di questa notizia, e si continua a scrivere che la scrittura è
nata in Medio Oriente tremila anni prima della nostra era.
Eppure i popoli con i quali solitamente si vuole far iniziare la storia ufficiale, ovvero
i Sumeri e gli Egiziani, ci hanno lasciato documenti scritti che parlano di migliaia di
anni della loro storia, precedenti a quella che comunemente conosciamo.
Ricordiamoci, inoltre, che la stragrande maggioranza dei popoli antichi, dal Mediterraneo
alle Americhe, ci ha tramandato il ricordo di una civiltà madre, fiorita in un'epoca
remotissima e scomparsa a seguito di un grande cataclisma avvenuto millenni prima di
loro. La Geologia ha oggi evidenziato le tracce di almeno tre grandi eventi catastrofici
che hanno colpito pesantemente la Terra negli ultimi 12.000 anni. Qualunque civiltà
avanzata sarebbe stata messa senz'altro a dura prova da questi eventi, cessando
traumaticamente il proprio percorso evolutivo e scivolando nell'oblio e nel mito"
Redazione: "Si sta riferendo alla mitica
Atlantide?"
Munemisyne: "Dal mio punto di vista è sbagliato e riduttivo parlare di
Atlantide, o comunque chiamare tale civiltà con questo nome. Vede, Atlantide è un nome
usato da Platone nei suoi celebri dialoghi "Timeo" e "Crizia", nei quali egli descrisse,
utilizzando tra l'altro informazioni di terza mano (a lui erano giunte da Solone, il
quale le avrebbe ottenute dai sacerdoti egiziani del tempio di Sais), probabilmente
soltanto una parte di quel vasto insieme di isole e terre emerse che è esistito
nell'Atlantico Settentrionale fino al decimo millennio a.C. Insieme di terre che le
antiche tradizioni, da quella eleusina a quella vedica dell'antica India, menzionano
invece come "le Sette Grandi Isole del Mar d'Occidente".
Redazione: "Ma esistono prove certe e inconfutabili
dell'esistenza di questa civiltà?"
Munemisyne: "Tralasciando per il momento ciò che riportano le antiche
tradizioni e le cronache del passato, e volendoci attenere a dati scientifici e
oggettivi, direi proprio di si. E' stato geologicamente provato, grazie alle ricerche
condotte da numerose spedizioni oceanografiche, che vaste aree di quello che è oggi
l'Atlantico Settentrionale si trovavano in stato di emersione fino a circa 12.000 anni
fa. Ed inoltre, il fondale atlantico, proprio in tali aree che vanno dai Carabi fino alle
Azzorre e a Gibilterra, è cosparso di rovine, di mura, di strutture piramidali e di veri
e propri resti di città, estese anche numerosi ettari, con strade che si intersecano
perfettamente ad angolo retto. Stiamo parlando di strutture la cui origine non può essere
assolutamente attribuita alla natura. Si tratta di opere dell'uomo realizzate in un'epoca
ovviamente precedente alla sommersione di questi tratti di fondale. Sommersione che,
grazie a campioni di tectiti, di fossili e di lava vulcanica prelevati dai fondali e
opportunamente analizzati, è databile grosso modo al 9.500 a.C. Guarda caso si tratta
della stessa data fornitaci da Platone in merito all'affondamento della "sua"
Atlantide.
A quel tempo un evento cataclismatico di enorme portata sicuramente colpì la terra. Forse
si trattò della caduta di uno o più asteroidi. Ipotesi supportata dalla scoperta di
numerosi crateri meteorici da impatto localizzati in vari punti del fondale oceanico,
prevalentemente nel Golfo del Messico.
Si trattò probabilmente dello stesso evento che determinò la desertificazione del Sahara,
un tempo terra fertile, abitata e ricca di vegetazione, la glaciazione della Siberia, la
formazione della cascate del Niagara, la sollevazione della catena delle Ande e la
glaciazione del Nord Europa. La calda corrente del Golfo, non incontrando più una massa
di terra che le sbarrava la strada nell'Atlantico, poté infatti raggiungere l'Europa,
mutandone drasticamente il clima. Ciò provocò un repentino e inarrestabile innalzamento
del livello dei mari in tutto il mondo, fino ad oltre i 150 metri; innalzamento che
spazzò via milioni di chilometri quadrati di coste, sommergendole".
Redazione: "Ciò che mi dice è estremamente interessante e
affascinante. Mi parli ancora dei rinvenimenti sottomarini. Mi riferisco ai resti di
strutture artificiali, di piramidi, di città."
Munemisyne: "Benissimo. Tornando alle testimonianze di natura
archeologica, dall'ormai celebre "Muro di Bimini", fino alle piramidi identificate nei
Carabi e al largo delle Azzorre, ci tengo a precisare che la ricerca in tal senso è in
continua evoluzione e che le nuove scoperte si susseguono ogni anno sempre più numerose.
Esistono addirittura documentazioni fotografiche e filmati subacquei che vanno ben oltre
le semplici rilevazioni dei sonar e degli scandagli sottomarini. Nel libro facciamo
un'ampia panoramica di queste scoperte. Panoramica che poteva essere attuale nel 1996,
l'anno in cui lo abbiamo scritto, ma che oggi necessiterebbe di essere enormemente
ampliata, proprio alla luce di nuove scoperte. Emblematici sono i filmati realizzati da
scienziati sovietici negli anni Settanta e Ottanta alle pendici dei monti che formano
l'arcipelago subacqueo chiamato "Horseshoe", a 400 miglia marine ad Ovest di Gibilterra;
filmati in cui sono ben visibili veri e propri resti di città fortificate. E' inoltre
recentissima l'individuazione, al largo delle coste cubane, di almeno due grandi
insediamenti urbani piuttosto estesi, con strutture piramidali e strade perfettamente
allineate. Queste strutture sono state individuate a ben 700 metri di profondità.
Tutte queste nuove scoperte necessitano obbligatoriamente di doverosi approfondimenti, ed
i fautori di esse, oggi per lo più privati o fondazioni culturali, si scontrano
quotidianamente con l'ostilità degli ambienti accademici e con una cronica mancanza di
fondi. Sono infatti necessari enormi finanziamenti ed ingenti mezzi per portare avanti in
modo corretto l'esplorazione dei fondali, soprattutto a grandi profondità. Senza tenere
conto delle enormi difficoltà pratiche e logistiche che una simile ricerca
comporta.
Tornando alla Sua domanda, quindi, se vogliamo attenerci a dati scientifici, possiamo
tranquillamente affermare che nell'Atlantico Settentrionale è sicuramente esistita, fino
a 12.000 anni fa, una civiltà evoluta, in grado di costruire edifici e complessi urbani.
Ma non possiamo affermare o provare che si tratti di Atlantide, in quanto non abbiamo in
mano documentazioni scritte a dimostrarlo".
Redazione: "Alla luce di quanto Lei afferma, pensa che gli
storici continueranno ancora a lungo a ignorare queste scoperte e a negare l'esistenza di
una civiltà avanzata esistita prima della nostra?"
Munemisyne: "E' mio parere che sia in atto una grande rivoluzione
archeologica, e non soltanto archeologica. Benché persistano all'interno degli ambienti
accademici una grande miopia ed una malcelata ottusità, stiamo assistendo fortunatamente
ad un ricambio generazionale, alla crescita professionale e all'avvento di una nuova
generazione di giovani storici e archeologi con uno spettro di vedute un po' più ampio
della precedente, e soprattutto con più determinazione e con una maggiore apertura verso
la multidisciplinarietà. Mi rendo conto che sono ancora pochi quelli disposti a
rischiare, magari a compromettere le loro carriere, pur di portare avanti teorie
innovative, ma comunque quei pochi ci sono, e sono sempre di più. Oggigiorno diventa
"pericoloso" soltanto mettere in discussione, dal punto di vista storico, alcuni eventi
della II° Guerra Mondiale, quindi possiamo immaginarci quanto pericoloso possa essere
mettere in discussione l'intera cronologia ufficiale della storia dell'uomo! Esistono dei
"poteri forti", delle vere e proprie "lobby" che pretendono di decidere sulle teste dei
cittadini di questo mondo in tutti campi, non soltanto nella politica e nell'economia, ma
anche nella storia.
Come ho accennato poc'anzi, ammettere l'esistenza di una civiltà avanzata prima
dell'inizio della nostra era comporterebbe una vera rivoluzione dei parametri storici.
Tutto sarebbe da riscrivere e molti ostinati negatori di certe realtà perderebbero la
faccia. E' molto più facile per gli studiosi attenersi al "paradigma" e ignorare le nuove
scoperte, piuttosto che intraprendere ricerche archeologiche e subacquee che si
rivelerebbero costosissime ed estremamente difficoltose.
Un dato sicuramente a favore dei pochi coraggiosi "pionieri" di questo nascente
revisionismo storico-archeologico è sicuramente il rinnovato interesse da parte
dell'opinione pubblica. Grazie alla pubblicazione e alla diffusione a livello mondiale di
libri rivoluzionari di studiosi come Robert Bouval, Graham Hancock, John Antony West,
Alan Alford, Zacharia Sitchin, e alla nascita di importanti testate giornalistiche e
riviste specializzate a larga diffusione (come l'italiana "Hera"), sta sempre più
crescendo nell'opinione pubblica l'interesse per l'Archeologia, e soprattutto la voglia
di sapere, di conoscere, di non limitarsi alle apparenze.
Aveva ragione il ricercatore italiano Mauro Quagliati, quando scriveva che "la
Rivoluzione archeologica parte dall'Egitto". E' proprio grazie a tutta una serie di nuove
scoperte inerenti alla Sfinge e alle piramidi, che questa "rivoluzione" ha potuto
finalmente aprirsi un varco nell'immobilità degli accademici. Nonostante le negazioni a
oltranza del "faraone" Zahi Hawass, dispensatore della propria immagine attraverso
pietosi spettacoli in mondovisione, proprio dall'Egitto sono emersi dei dati estremamente
importanti. Recenti scoperte hanno dimostrato ad esempio, con il supporto della Geologia,
che la Sfinge è stata scolpita non meno di 12.000 anni fa. Il suo corpo è stato infatti
eroso da millenni di piogge tropicali, quando l'Egitto aveva un clima ben diverso
dall'attuale. Molte altre nuove scoperte tenderebbero a datare alla stessa epoca le tre
piramidi di Giza, il Tempio della Valle e molti altri monumenti egizi.
Penso sinceramente che, se non assisteremo a una "manipolazione" di questa rivoluzione
archeologica, il castello di carte degli storici accademici sia destinato inesorabilmente
a crollare. Sarà allora che la verità inizierà a venire alla luce".
Redazione: "La Sfinge e le piramidi sarebbero quindi da
considerarsi dei monumenti atlantidei?"
Munemisyne: "Non dico questo. Cerchiamo di rimanere con i piedi per
terra. Sicuramente la storia dell'antico Egitto si spinge molto più indietro nel tempo di
quanto comunemente si pensi, e c'è ancora molto da scoprire a riguardo. La stragrande
maggioranza dei monumenti egizi sono effettivamente riconducibili alle dinastie
"storiche" della civiltà faraonica, ma è curioso sottolineare come più ci spingiamo
indietro nel tempo e più risulta essere avanzata la tecnica di costruzione delle
piramidi, come se un antico sapere e un'antica tecnologia, man mano che passavano i
millenni, andassero sempre più perdendosi. Secondo le logiche dell'Archeologia
"accademica", invece, dovrebbe avvenire l'esatto contrario.
E' comunque ormai sulla bocca di tutti gli studiosi il fatto che le tre piramidi di Giza,
attribuite a Keope, Kefren e Micerino, non abbiano in sé elementi per confermarne con
certezza l'attribuzione a questi tre faraoni della IV° Dinastia. Anzi, più aumentano gli
studi e le scoperte, e più ci rendiamo conto che la loro costruzione sia da far risalire
quantomeno all'epoca predinastica, se non ancora più indietro nel tempo.
Venendo alla Sfinge, inoltre, è ormai dimostrato scientificamente che si tratta di un
monumento precedente alla storia egizia conosciuta.
Un collegamento con l'Atlantide, comunque c'è, e sarà l'argomento di uno dei nostri
prossimi libri. La Tradizione Misterica Eleusina ci riferisce infatti che la terra che è
oggi l'Egitto venne conquistata e colonizzata circa 13.000 anni fa da una dinastia
"atlantidea", ovvero proveniente dalle "Sette Grandi Isole del Mar d'Occidente", il cui
emblema era proprio il Leone, una dinastia particolarmente attenta all'orientamento
astronomico dei monumenti che realizzava".
Redazione: "Qual è la visione di Atlantide che ci fornisce la
Tradizione Eleusina?"
Munemisyne: "La Tradizione Eleusina ci ha tramandato, per via
misterica, un prezioso e vastissimo patrimonio culturale risalente a quando il Santuario
di Eleusi era in funzione, ovvero precedente al 380 d.C. Un patrimonio la cui stesure
originarie, anche a detta degli antichi eleusini, erano molto più antiche, e che è stato
gelosamente custodito fino ad oggi e tramandato attraverso i secoli in un ristrettissimo
ambito di iniziati. E' soltanto da circa 35 anni che, grazie all'"apertura" decisa della
Scuola Eleusina Madre, è iniziata da parte nostra la graduale pubblicazione di parte di
questo patrimonio culturale. All'interno di esso si possono trovare ampie menzioni di
quelle che furono le "Sette Grandi Terre del Mar d'Occidente", contornate da varie isole
minori, fra cui le quattro isole Hesperidi, dei popoli che le abitavano, della nascita e
delle origini della loro civiltà e della progressiva espansione e conquista, da parte di
essa, dell'Europa, dell'Africa Settentrionale, del Medio Oriente e delle Americhe.
Troviamo anche importanti nozioni anche sulle lingue dei popoli di queste terre, sulle
dinastie che si sarebbero succedute in un arco di circa 10.000 anni di evoluzione, e
importanti nozioni sulle loro conquiste scientifiche e sociali, senza parlare di un
impressionante condensato di informazioni di natura stellare ed astronomica. In sintesi,
possiamo trarre da questo patrimonio culturale, definito in ambito eleusino "Discipline
Arcaico Erudite", un'ampia panoramica di quella che fu una vera e propria civiltà madre
per l'intero Occidente.
Ci sono sempre state però molte comprensibili riserve a pubblicare le Discipline Arcaico
Eurudite o a renderle comunque note. Al di là di quelle che possono essere state ragioni
prettamente ecclesiali ed iniziatiche, la principale riserva è stata la constatazione che
ci troviamo davanti a trascrizioni in lingua latina ed in italiano volgare,
prevalentemente medioevali e rinascimentali, di testi più antichi. Testi che furono a
loro volta ricopiati e ritrascritti varie volte attraverso i secoli, grazie agli
amanuensi e agli scribi delle Scuole Misteriche. Questo fu fatto essenzialmente per
preservarne il contenuto nel tempo.
Ma, proprio perché si tratta di trascrizioni e copie di testi precedenti, essi non
costituiscono una prova oggettiva del loro contenuto. Ma a noi questo interessa
relativamente.
Guido M. St. Mariani Costa Sancti Severi, massimo atlantideologo vivente, di cui sono
onorato di essere allievo fin dal 1989, è stato il principale artefice, fin dagli anni
'50 e '60, di un impressionante lavoro di riordino di questi testi e di una traduzione di
essi in lingua italiana. Lavoro che non è ancora compiuto e che continua tutt'oggi, sotto
la sua guida, nell'ambito delle nostre istituzioni culturali.
Grazie ad un'attenta lettura di questo grande patrimonio, è stato possibile da parte
nostra fare grandi scoperte storiche e geografiche, importanti collegamenti con le
scoperte archeologiche degli ultimi anni, ed avanzare sempre nuove teorie, che
necessitano però, per essere verificate, di nuovi dati materiali e oggettivi. E' anche
per questo che conduciamo da anni missioni di studio e di ricerca a Creta, in Attica, nel
Peloponneso, in Anatolia e in Italia centrale e Meridionale.
Nell'ambito delle istituzioni culturali eleusine, ci troviamo oggi, paradossalmente, a
fare un lavoro diametralmente opposto a quello degli archeologi. Per spiegare meglio
questo concetto, occorre tener presente che un archeologo parte da un elemento materiale,
da un reperto, da un rinvenimento, e tenta di costruire intorno ad esso una storia. Noi
abbiamo invece una storia, ed abbiamo continuamente bisogno di nuovi dati, di nuovi
rinvenimenti e di nuove scoperte per attestarne e dimostrarne la veridicità".